XIV Domenica del Tempo Ordinario (9/7/2023)


XIII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XIV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

In queste domeniche, nel Vangelo secondo Matteo, stiamo ascoltando il “discorso missionario”. Matteo mette in evidenza che la missione è abitualmente accompagnata dal rifiuto e dalla persecuzione: come un fatto normale. Eppure, le parole che abbiamo ascoltato oggi esprimono quello che Gesù consegnava al Padre nella sua preghiera: riconoscenza e lode.

“Benedirò il tuo nome per sempre, Signore” (salmo)
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…” (vangelo)

Gesù riconosce Dio all’opera, anche se non si sente accolto da coloro che credono di disporre già del “sapere” e del “potere”. Gesù scopre che al fronte numeroso dei “no” si contrappone il “sì” di tanti “piccoli”: quelli che riconoscono di non bastare a se stessi accogliendo con gioia il rivelarsi di Dio nella loro vita. Al contrario: chi si ritiene “arrivato”, non lascia spazio a Dio.

“Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito” (2° lett.)

S. Paolo ci aiuta a capire meglio questa contrapposizione: è tra una vita vissuta nello Spirito (Battesimo) e quella vissuta “secondo la carne” (mentalità terrena); da una parte i doni dello Spirito, dall’altra il considerare Dio come superfluo, o addirittura antagonista, avversario della nostra felicità e della nostra realizzazione umana (peccato originale). Intendiamoci: il Vangelo non condanna l’intelligenza, ma la superbia; non si oppone alla sapienza, ma all’orgoglio.

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi” (vangelo)

È veramente sapiente e intelligente pensare alla nostra vita come autosufficiente? È veramente uno spettacolo di vita felice e gioiosa quello che ci viene offerto dalla vita umana di ogni giorno? Oppure manifesta, ogni giorno di più, il peso della nostra inadeguatezza: un’oppressione che produce stanchezza progressiva, fino a non riuscire più a intravedere una via d’uscita e a produrre morte? È urgente tornare a imparare un “giusto sentire” (sapienza) riguardo a noi stessi: solo l’umile è veramente persona umana, capace di custodire la consapevolezza dei suoi limiti.

“Prendete il mio giogo sopra di voi” (vangelo)

Il giogo: ci viene da intenderlo come una schiavitù, un asservimento, una oppressione. Dimentichiamo che è la soluzione più semplice per trasportare qualcosa di troppo pesante per uno solo. Gesù è venuto a mettersi sotto il giogo della vita accanto a ciascuno di noi, a spartire con noi la nostra condizione umana. Non ci esenta da fatica e sofferenza; è accanto a noi per sostenerci e darci forza. Capite dov’è l’inciampo che ci fa cadere? Abituarci a presumere di avere diritto a una vita senza limiti e sofferenze, perché ce la siamo guadagnata con le nostre forze e le nostre fatiche. “Tirare in ballo” Dio nella preghiera per chiedergli conto di queste difficoltà, invece che “rendergli lode” perché nei momenti più faticosi della vita Lui è già accanto a noi.

“O Dio, rendici miti e umili di cuore” (colletta): facci entrare stabilmente in questa consapevolezza che riguarda Te, riguarda noi, riguarda la nostra vita in rapporto con Te.