Le letture della XV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Si radunò attorno a lui molta folla. Egli parlò loro con parabole… Ecco il seminatore uscì a seminare”.
“Chi ha orecchi, ascolti!” (vangelo)
Dunque l’ascolto ha una importanza fondamentale. Ma non basta: c’è il problema del passare dall’ascolto all’accoglienza della Parola che annuncia il “regno dei cieli”. Il progetto di Dio per salvare la nostra vita è un progetto contrastato: si trova a fare i conti con la nostra responsabilità personale, con le nostre disponibilità (o indisponibilità!) interiori e personali.
“Voi, dunque, ascoltate la parabola del seminatore” (vangelo)
Un seminatore strano; un contadino sprovveduto, verrebbe da dire. Eppure ci fa conoscere il modo di pensare e di agire che Dio rivela in Gesù: fino a che dura la nostra vita sulla terra, è sempre possibile convertirci, cambiare il nostro modo di vivere il rapporto con Dio.
Gesù è molto realistico, addirittura ottimista (secondo me!): il 75% del suo messaggio va a perdersi; solo il 25% porta frutto. Seguendo criteri umani, verrebbe da cambiare attività (anche un prete può sentire questa tentazione!); Dio la pensa diversamente: il suo dono è per tutti; è grazia.
Rimane comunque vero il destino (talvolta tragico) del seme. Diventa mangime per gli uccelli: è soggetto alle lusinghe di altri. Cade in terreno sassoso: faccio finta di nulla. Cresce tra i rovi che lo soffocano: ho altro da fare. Talvolta, grazie a Dio, trova terra buona: porta frutto di salvezza.
Dio lascia a noi decidere cosa vogliamo essere: si rimette ai tempi, agli umori, agli stati d’animo di ciascuno di noi. La sua speranza è che noi possiamo vivere (finalmente!) “a sua immagine e somiglianza”.
Ecco quanto Dio ci ama: semina con fiducia totale, senza nessuna garanzia riguardo ai risultati. Non è forse quello che è chiesto anche a noi nell’amare e nell’educare? Capita anche a noi come a Dio: “non ho sentito; non ho capito; aspetto tempi migliori”. Dio continua a credere in noi e nella nostra capacità di entrare in rapporto con lui: può sempre capitare che si apra un varco nel nostro cuore: nelle occasioni liete, o in quelle tristi; può sempre riaffacciarsi in noi la consapevolezza del nostro essere battezzati: risorti a vita nuova dall’immersione nella Pasqua di Gesù.
Noi, chiamati a seminare, abbiamo una grazia da chiedere: continuare a seminare a piene mani, annunciando il “regno dei cieli”, l’amore del Padre che ci raggiunge nel Figlio per opera dello Spirito Santo.