Le letture della XVI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Prima o poi può capitare a tutti noi di avere a che fare con un ospite inatteso, come capita ad Abramo e Sara (prima lettura) e a Marta e Maria (vangelo): occupa i nostri spazi, modifica i nostri progetti, ci distoglie dal concentrare la nostra attenzione su noi stessi.
E’ (dovrebbe esserlo!), ad esempio, l’esperienza di ogni coppia di genitori: un bambino concepito e nato richiede sicuramente di rivedere spazi, schemi di vita, abitudini; “decentra”, costringe a non pensare solo a se stessi.
Dovremmo provare a considerare Dio da questo punto di vista: ospite che bussa, inatteso, alla nostra vita e ci distoglie dall’attenzione (ossessiva?) che riserviamo a noi stessi.
La vita di Abramo e Sara è segnata dalla delusione: il figlio promesso da Dio non è arrivato ed è umanamente inutile attenderlo ancora; sembra ormai che tutto debba finire così!
Dio li visita come ospite inatteso; chiede ospitalità per tirare fuori Abramo e Sara dalla loro delusione e dalla chiusura in se stessi; chiede ad Abramo di rimettere in gioco la sua vita, invitandolo a servire; ottiene una risposta generosa, quasi esagerata.
Anche nel Vangelo, Gesù si presenta nella vita di Marta e Maria come ospite inatteso e provoca due modi differenti di rispondere alla presenza dell’Altro nella nostra vita: da una parte l’efficienza di Marta nel servire, dall’altra l’ascolto accogliente di Maria.
Marta apre la porta di casa (della sua vita!) e permette a Gesù di entrare, ma è come se non riesca ad andare oltre la “prima accoglienza”; non riesce a mettere a disposizione di Gesù il cuore, la propria presenza costante; elargisce la sua generosità nell’accogliere Gesù, ma non riesce a cogliere in quella presenza la possibilità di dare un senso nuovo alla sua vita; si rifugia in una “autodifesa operativa”: si dà da fare, rinunciando ad ascoltare. La fatica della relazione si trasforma il lamentela.
Non capita forse anche a noi di circoscrivere la nostra disponibilità ad ospitare il Signore ad alcuni momenti particolari della nostra vita e di nascondere dietro l’efficienza nell’agire la nostra intenzione di non essere “disturbati” dalle parole dell’Altro?
Maria, invece, incarna la capacità di perseverare nell’amore: si siede e ascolta; al centro c’è Gesù, Signore della sua vita.
Ho trovato in questi giorni una domanda che mi ha fatto riflettere: “Fare le cose per il Signore, o con il Signore?”. Ho trovato una prima risposta nella Colletta di questa Messa: “Fa’ che nulla anteponiamo all’ascolto della sua parola”.