XVI Domenica del Tempo Ordinario (19/07/2020)


XVI Domenica del Tempo Ordinario

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Riflessione

“Il Regno dei cieli è simile a…”

Anche in questa domenica la liturgia ci propone un brano del capitolo 13 del Vangelo secondo Matteo. L’evangelista ha raccolto in questo capitolo le parabole con le quali Gesù annuncia e spiega la nascita e la crescita del “Regno dei cieli”, l’azione di Dio che cerca l’incontro con gli uomini e la loro vita: chiede di essere accolto per salvarci.
Oggi abbiamo ascoltato tre parabole. Gesù le racconta per segnalare e mettere in evidenza alcune tentazioni che possono ostacolare l’incontro tra l’azione di Dio e la nostra vita e minacciare la vita della comunità nata da questo incontro.
Il grano e la zizzania: pensare a noi come a “eletti”; scandalizzarci per il male che si manifesta negli altri; presumere di essere gli unici “buoni” in un mondo invaso dal male; sognare la Chiesa come un campo di solo grano, già purificato da ogni zizzania.
Il granello di senape: puntare sulla grandezza e sulla potenza per far apparire e crescere il Regno dei cieli; avvilirsi quando grandezza e potenza sembrano venire meno. Il Regno dei cieli nasce piccolo, ma l’azione di Dio ha la capacità di farlo crescere in modo umanamente inatteso e sproporzionato.
Il lievito e la farina: puntare sulla visibilità per attirare l’attenzione, desiderare distinguersi; scoraggiarsi quando questo non sembra più possibile. L’azione di Dio, invece, ha in sé la forza di portare fermento nuovo all’umanità intera.

Dedichiamo la nostra attenzione soprattutto alla prima parabola, quella del grano e della zizzania: è quella che occupa più spazio, anche perché è spiegata da Gesù stesso. Gesù, il Figlio dell’uomo che semina il buon seme del Regno dei cieli, ha un nemico, un antagonista: il Maligno che semina zizzania. Il campo di battaglia tra il buon seme e la zizzania, tra il bene e il male, è il mondo: la vita, la storia degli uomini. Forse (a me sembra!) in noi può nascere un equivoco nel distinguere così nettamente gli uomini nei due schieramenti: figli del Regno, figli del Maligno. E’ meglio pensare che il campo di battaglia possa essere il cuore di ciascuno di noi: amore e desiderio di bene, ma anche cattiveria e intenzioni malvagie. Certo: scoprire e riconoscere il male dentro di noi fa soffrire, ci addolora. Noi non dobbiamo mai dimenticare che, dall’inizio e per tutta la vita, siamo accompagnati dai nostri limiti, prestiamo il fianco al nemico della nostra vera natura: quella di figli di Dio (peccato originale).
Il Maligno è nostro nemico perché è sempre all’opera per orientare le nostre scelte a vivere da figli suoi, snaturando la verità fondamentale del nostro essere figli di Dio. Scopo del Maligno è renderci vittime di un’illusione: egli tenta di coinvolgerci in ciò che è male per noi, ma ci fa apparire il male come un bene per noi: il seme che “il nemico” semina in noi (la zizzania) ha un germoglio praticamente uguale a quello del seme buono che produce il grano (ricordate quando ci viene da dire: che male c’è?); ma quando i due germogli cominciano a trasformarsi in spighe, allora il bene e il male si distinguono visibilmente.
La reazione è istintiva: eliminiamo il male, sradichiamolo! Ma eliminare il male significa distruggere l’uomo: nessuno è “figlio del Regno” in modo perfetto, senza essere contagiato dall’esperienza del male. Il Vangelo di oggi ci accompagna, dunque, a una riflessione profonda su noi stessi e sull’agire di Dio: Egli semina il grano, è consapevole della zizzania, ma non sente il bisogno di estirparla subito; aspetta il momento giusto, quello della mietitura. Le radici del grano e quelle della zizzania (del bene e del male) sono troppo intrecciate dentro di noi: sradicare il male procurerebbe un danno irreparabile alla nostra salvezza.

Si manifesta così, nel Figlio fatto Uomo, la forza e la pazienza dell’amore di Dio.

Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore, perché rimanga viva in noi la speranza di veder crescere in noi la nostra vera natura: quella di figli di Dio.