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Riflessione
“Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo” (vangelo)
Di solito in questo racconto la nostra attenzione è attirata dalla zizzania. Ma Gesù, annunciando il “regno dei cieli”, non comincia da lì; attira la nostra attenzione sull’iniziativa di Dio: la storia degli uomini, la nostra vita, il nostro cuore sono anzitutto realtà nelle quali Dio ha seminato del buon seme.
Quando ci ha pensato e creato “a sua immagine e somiglianza”, Dio, con atto gratuito e generoso, ha posto in noi tutto quello che poteva assicurarci e garantirci vita piena, degna di lui: vita da figli. Ha rinnovato il dono nel Figlio fatto Uomo (Gesù), perché tornasse a scorrere in noi la sua stessa vita.
Eppure, stranamente, anche a noi viene spontanea prima di tutto la domanda dei servi: “Da dove viene tutto questo male?”; più raramente ci chiediamo: “Da dove viene tutto il bene che accompagna la nostra vita?”. Al centro della parabola c’è l’annuncio di Gesù: Dio non intende strappare la zizzania; Dio esercita la sua pazienza.
“Padrone della forza, tu giudichi con mitezza… dopo i peccati, tu concedi il pentimento” (prima lettura)
La prima lettura ci aiuta a capire. Dio è paziente non perché è debole, ma perché è forte; ha la forza di sostenere una realtà dove è presente anche il male; attende per lasciare tempo alla conversione. Gesù, per annunciare il Vangelo del “regno dei cieli”, fa proprio la stessa cosa: non si separa dai peccatori, ma va con loro. Come il Padre, anche Gesù non è indifferente al male; non è distratto. Con la venuta del Figlio, Dio sconfigge il male, ma non elimina il manifestarsi del male in noi; questo può avvenire soltanto attraverso la conversione del nostro cuore.
La spiegazione della parabola esprime soprattutto la preoccupazione della prima comunità cristiana segnata dal male e dal peccato: anche quella della comunità di oggi, la nostra. L’ammonimento del Vangelo è chiaro e forte: “Non approfittare della pazienza di Dio, rimandando la conversione; ci sarà, alla fine, il giudizio di Dio”.
Non dobbiamo meravigliarci del male, ma guai se ci adattiamo al male; non è la stessa cosa essere con il cuore da una parte o dall’altra: bisogna collocarsi con il cuore dalla parte di Dio, evitando il male e operando il bene.
Allora, come dice la colletta, possiamo coltivare e “ravvivare la speranza di veder crescere l’umanità nuova”: nasce dalla misericordia di Dio; dal suo amore che, perdonando, rinnova il suo dono. Rinnoviamo la nostra riconoscenza al Padre: “Tu sei buono, Signore, e perdoni” (salmo).