Le letture della XVII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Signore, insegnaci a pregare” (vangelo)
Cosa c’è dietro questa richiesta? Non significa soltanto “insegnaci una preghiera”, ma “insegnaci a ritrovare il senso della nostra vita, ciò per cui siamo nati; insegnaci la via per conoscere meglio il volto di Dio”.
Dicevo già domenica scorsa di quel libretto intitolato: “Pregare: stare davanti a Dio”. Nella preghiera stiamo davanti a un Padre, davanti a colui che ci ha generati: davanti alla nostra origine, davanti alla nostra storia presente, davanti alla meta della nostra vita.
Nel mio catechismo di bambino c’era la domanda: “Per qual fine Dio ci ha creati?”. La risposta diceva: Per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e poi goderlo nell’altra, in Paradiso”.
Nella preghiera riconosciamo quello che ci manca. Riconosciamo che, da soli, non siamo in grado di vivere fino in fondo il nostro essere figli. Nei giorni scorsi una persona, per altro di fede profonda, mi confidava il suo disagio di fronte all’espressione “timore di Dio”: lo confondeva con la paura e perciò faticava a sentirlo proprio. Il peccato originale, che segna tutta la nostra vita, ci fa dimenticare di essere creati “a immagine e somiglianza di Dio”, in una possibile relazione di amore con Dio; ci fa così perdere il “timore di Dio” (lo ritroviamo presente in noi come settimo dono dello Spirito Santo). Ci viene così a mancare la presenza del Signore nella nostra vita; non riusciamo più a rivolgerci a Lui come bambini; ci manca l’esperienza del perdono, ricevuto e donato; non troviamo più il senso di questa vita, trascinata avanti con fatica; ci sentiamo perduti davanti alla tentazione.
“Abramo stava ancora alla presenza del Signore” (prima lettura)
La prima lettura ci ha narrato, anche in questa domenica, un’esperienza di Abramo: la sua fede lo avvicina al cuore di Dio, gli fa conoscere meglio “il volto di Dio”, lo conduce a “stare alla sua presenza”.
La grandezza inafferrabile di Dio si stempera per lui e lo accompagna a vivere con fede il suo viaggio dentro il mistero di questo rapporto. Da questo punto di vista, Abramo è il contrario di Adamo.
“Gesù si trovava in un luogo a pregare” (vangelo)
Per Gesù, la preghiera è il momento in cui vive la verità del suo rapporto con il Padre, del suo essere Figlio; è l’ambito in cui lui ritrova la certezza della paternità di Dio.
Così Gesù riscopre anche il senso della sua vita di Figlio fatto Uomo: annunciare il Regno di Dio; ricucire la relazione tra Dio e gli uomini, interrotta dal peccato; permettere anche a noi di vivere la sua stessa relazione con il Padre.
A salvare la nostra vita non è soltanto credere che Dio esiste (“credo che c’è qualcuno o qualcosa sopra di noi”), ma credere che io sono amato da Dio, come un padre/madre ama suo figlio.
È molto triste scoprire quotidianamente e in modo sempre più devastante che anche l’esperienza umana di essere padre/madre sia in realtà diventata così ambigua: forse lo era già al tempo di Gesù.
“Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (vangelo)
Preghiamo per ricevere di nuovo questo dono; per diventare capaci di ricevere ciò di cui abbiamo veramente e sempre bisogno: Dio stesso.