Le letture della XVII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro…a una perla… a una rete”
Siamo giunti alla fine del capitolo 13 del Vangelo secondo Matteo. Gesù conclude l’annuncio del regno dei cieli con altre tre parabole:
- un tesoro trovato a sorpresa;
- una perla trovata dopo un’attenta ricerca;
- una rete che, almeno inizialmente, non trascura nessuno.
“Un tesoro nascosto in un campo…una perla preziosa”
Gesù l’aveva già detto (Matteo cap. 6): “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.
- Il tesoro è il Regno: Dio che cerca il rapporto con noi;
- Il tesoro è Gesù: Dio che ha trovato il rapporto con noi;
- Il tesoro è la nostra vita, se la viviamo “per Cristo, con Cristo e in Cristo”.
Chi, a sorpresa, trova il tesoro nascosto nel campo
- va subito;
- vende tutto ciò che ha: la sua vita, il suo passato, la sua storia;
- compra quel campo: ha trovato qualcosa (meglio, qualcuno) su cui conviene investire la propria vita, da lì in poi, interamente e per sempre.
Chi, dopo una lunga ricerca, trova la perla preziosa
- vende tutti i suoi averi (S. Paolo direbbe: considera tutto “come spazzatura”);
- compra la perla.
Le due parabole non mettono l’accento sul peso della rinuncia a tutto ciò che si ha, ma sulla gioia; investire tutto ciò che si ha (e si è) non è un sacrificio, perché porta con sé una grande gioia. Si tratta di fare una scelta libera. Dio desidera donare gioia alla nostra vita, ma senza costringerci: ognuno di noi deve scegliere se è disposto al cambiamento profondo che il rapporto con Dio provoca nella sua vita; se vuole accogliere questa possibilità di orientare in modo nuovo la propria vita; se non teme di immaginare per sé un futuro alternativo, desiderando di entrare nella logica nuova del Regno di Dio .
E’ quello che Salomone chiede e ottiene da Dio (Prima Lettura): una sapienza nuova per vivere la propria vita in modo nuovo. Incontrare Gesù (il Regno dei cieli) con la propria vita vuol dire entrare in un modo nuovo di considerare e di vivere la propria verità umana dandole pienezza di significato. Dobbiamo chiederlo a noi stessi:
- l’incontro tra Gesù Cristo e noi (il nostro Battesimo) ha avviato la nostra vita fin dal suo inizio in questa direzione?
- la nostra fede ci ha condotto a investire la nostra vita, tutto il nostro vissuto (ciò che siamo e ciò che abbiamo) nel rapporto con Gesù Cristo, considerato come Colui che ci permette di dare senso a tutta la nostra esistenza (presente e futura)?
- E’ questo che intendiamo quando diciamo di “avere fede”, di “essere cristiani”?
“Una rete che raccoglie ogni genere di pesci”
Ho volutamente trascurato la terza parabola, perché è molto simile a quella del grano e della zizzania che abbiamo ascoltato domenica scorsa. Durante la nostra vita dobbiamo accettare il rischio di raccogliere bene e male; successi (personali, familiari o pastorali), ma anche delusioni ed errori. La “buona notizia” di questa parabola è che alla fine saremo purificati: tutto passerà la prova del fuoco; tutto ciò che in noi è corrotto sarà tolto, per renderci partecipi del Regno di Dio (del rapporto con Lui) in modo pieno e definitivo.
Però ricordiamolo ancora una volta: il Padre, nel Figlio fatto Uomo, ci ha dato e desidera rinnovare in noi la grazia di vivere in modo vero e pieno la nostra esistenza umana animandola con il soffio dello Spirito Santo; da figli di Dio.