Le letture della XVIII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Nella Colletta di questa domenica abbiamo ascoltato alcune parole che vorrei rimettere in evidenza: condividere, regno; cupidigia, sapienza.
CONDIVIDERE
“Dì a mio fratello che divida con me l’eredità” (vangelo)
Storia di ieri, storia di sempre: una vertenza a proposito di eredità; qualcuno che si ritiene danneggiato dall’aver ricevuto meno di un altro. Ci viene istintivo valutare come un torto subìto il fatto che qualcuno riceva un’attenzione diversa rispetto a noi. Dimentichiamo facilmente che, per molti motivi diversi, non siamo tutti uguali: il bisogno di uno non è quasi mai identico al bisogno dell’altro. Una persona molto saggia diceva: “Non c’è nulla di più ingiusto quanto fare parti uguali tra disuguali”.
Riguardo all’eredità, una seconda riflessione: è un’opportunità che nasce dalla morte di qualcun altro. A ben guardare, dovrebbe contenere in se stessa il rimedio per non attaccare il cuore: anche noi saremo chiamati a consegnare a qualcun altro. La domanda vera (e giusta?) dunque è: “Cosa sto lasciando a chi viene dopo di me? Cosa consegnerò alla fine della mia vita?”
REGNO
“Ci chiami a condividere la gioia del regno” (colletta)
“Di generazione in generazione” (salmo responsoriale)
Del “regno di Dio” parliamo spesso, praticamente ogni domenica. Oggi mi preme mettere in evidenza la chiamata (che nasce per tutti noi dal Battesimo) a condividere e lasciare in eredità alle future generazioni la gioia del nostro rapporto con Dio, della nostra fede: compito difficile, esercizio a cui ci applichiamo sempre meno; perciò sempre meno visibile (purtroppo!).
CUPIDIGIA
“Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia… La vita non dipende da ciò che si possiede” (vangelo)
Il valore della nostra vita non è in proporzione di quello che possediamo, ma di quello che siamo capaci di donare. Come vedete, il Vangelo usa un criterio di valutazione molto diverso dal nostro.
“Cupidigia” è l’aver attaccato il cuore alle cose materiali; credere che il proprio punto di appoggio possa essere qualcosa che in realtà non ha nessuna consistenza; lasciare che siano le cose materiali a dettarci analisi, progetti e passioni.
“Cupidigia” è non accettare di darsi dei limiti; convincersi che la soluzione dei nostri problemi stia nell’aggiungere alla nostra vita altro e poi altro ancora: sempre di più, senza guardare in faccia a nessuno.
SAPIENZA
“Vanità delle vanità: tutto è vanità” (prima lettura)
Sembra che quel tale che si rivolge a Gesù conosca bene soltanto due operazioni matematiche: aggiungere (la somma) e moltiplicare; non conosce il sottrarre e il condividere (la divisione).
Gli manca proprio la sapienza della vita. Non ha capito che quello a cui lui appoggia tutta la sua vita è solo “vanità delle vanità”: fumo, un nulla che evapora e svanisce.
“Donaci, o Signore, di ricercare il vero bene della sapienza” (colletta)