XVIII Domenica del Tempo Ordinario (4/8/2024)


XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XVIII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Per chi avesse perso la “puntata” di domenica scorsa. Ogni tre anni (accompagnati dal Vangelo secondo Marco), in questo periodo, per cinque settimane, viene proclamato il capitolo 6 del Vangelo secondo Giovanni: inizia con il “segno” della condivisione (non moltiplicazione!) del pane, perché tutti possano esserne saziati. Oggi la prima affermazione di Gesù:

“Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà fame” (vangelo)

Quello del pane è un segno che accompagna Gesù in tutta la sua vita: nasce a Betlemme, “casa del pane”; nel deserto è lacerato dalla fame, fino a essere tentato di trasformare le pietre in pane; nell’Ultima Cena condivide con i discepoli il pane che è il suo corpo. Il pane è il simbolo più efficace della sua vita donata per salvare la nostra vita.

“Io sono” non è soltanto la forma grammaticale di una frase: è la rivelazione profonda della sua identità; ci ricollega con la prima lettura:

“Saprete che io sono il Signore, vostro Dio” (prima lettura)
“Chi viene a me… Chi crede in me” (vangelo)

La nostra vita di battezzati è riassunta in questa relazione con Gesù: da lì nasce, da lì trae tutta la sua (possibile!) esistenza. Nasciamo tutti affamati (in tutti i sensi!); nasciamo con un vuoto dentro. Forse per questo rischiamo (sempre, tutti!) di cadere nell’equivoco che ci è descritto oggi dalla Parola di Dio: riguarda il popolo di Israele (1°lett.); riguarda la folla sfamata da Gesù (vangelo); riguarda tutti noi (2°lett.) chiamati a non comportarci più “come i pagani con i loro vani pensieri, seguendo le passioni ingannevoli”.

L’equivoco è sempre attuale: pagana è la mentalità in cui siamo immersi, di cui siamo intrisi e che ci avvolge come l’aria che respiriamo. Siamo schiavi dei bisogni materiali: chiediamo sazietà, cerchiamo abbondanza, pretendiamo sicurezza; il pane diventa simbolo di tutto ciò che soddisfa materialmente i nostri bisogni primari e annienta la nostra capacità di condividere e di amare. C’è una frase “assassina” che rischia di diventare “regola di vita”: “Mangiare o essere mangiati”.

“Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (vangelo)

Noi cerchiamo il Signore? Come, quando lo cerchiamo? Perché lo cerchiamo?

“Donaci, Signore, il pane del cielo” (salmo)