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Riflessione
Nel Vangelo abbiamo ascoltato domande importanti che attendono dalla nostra fede risposte importanti:
- Cosa dicono “gli uomini” del “Figlio dell’Uomo”?
- Ma voi, chi dite che io sia?
La verità è che, appoggiandosi soltanto alle capacità umane, gli uomini non sono in grado di dire niente di significativo riguardo a Gesù “Uomo secondo Dio, Uomo divino, Figlio di Dio fatto Uomo”. C’è molta sapienza nelle parole di S. Paolo (seconda lettura): quelle della fede sono profondità insondabili, a cui possiamo accostarci soltanto per grazia di Dio e accogliendo il rivelarsi di Dio. In caso contrario la nostra conoscenza giunge soltanto a delle somiglianze tra Gesùe altre persone umane, per altro degnissime: Giovanni Battista, precursore e testimone prezioso della verità riguardo a Gesù; Elia, profeta che lotta per il riconoscimento dell’unico Dio; Geremia, solidale con il suo popolo fino a condividerne la sofferenza dell’esilio. Dunque gli uomini (noi!) non sono in grado di scoprire in Gesù il Cristo, la novità assoluta del Dio fatto Uomo.
Per meglio capire, proviamo a riportare queste domande dentro l’esperienza umana, quella di cui siamo capaci.
“Tu chi sei?”. Quante volte rischiamo di vedere l’altro non per quello che è, ma per quello che ci appare, che piace a noi, che vorremmo che fosse; e così ci sfugge l’aspetto più profondo dell’identità dell’altro!
“Tu chi sei per me? E io chi sono per te?”. La domanda è fondamentale per instaurare una relazione.
“Tu chi sei per me, in verità?”. Questo, forse, è il problema vero che rende travagliate le relazioni umane: La verità di una persona e di un rapporto nasce solo dalla continuità e prende forma solo affrontando con paziente umiltà le fatiche e le sofferenze della vita.
Forse adesso possiamo riprovare ad accostarci alle domande di Gesù e cercare in noi la nostra risposta.
“Tu, Gesù, chi sei?”. Quante risposte in questi 2000 anni! Quanti dibattiti, discussioni e opinioni a questo proposito! Come si è rivelato abituale proiettare su Gesù quello che noi vogliamo vedere in lui, invece di accostarci con umiltà ad ascoltare quello che lui ha da dirci di sé!
“Tu, Gesù, chi sei per me?”. Solo riuscire a rispondere a questa domanda può far nascere un rapporto: nel momento in cui capisco chi è Gesù per me, scopro anche chi sono io per Gesù. È capitato così anche a Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.
“Tu, Gesù, chi sei per me, in verità?”. Fin qui (alla verità) non era ancora giunto neanche Pietro. La sua risposta era ineccepibile, esatta, ma nascondeva un pesante fraintendimento riguardo alla verità su Gesù le sua missione. Proprio per questo “Gesù ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo”. La risposta a quest’ultima domanda comporterà per i discepoli un cammino lungo e faticoso, fin sotto la croce. Lì Pietro e gli altri discepoli non ci saranno e qualcuno dirà a Gesù Crocifisso: “Se tu sei il Cristo, scendi dalla Croce”.
Il cammino che conduce al rapporto vero con Gesù è lungo e faticoso anche per noi e per la nostra fede. Le fatiche, gli insuccessi, le incomprensioni, le delusioni che viviamo (anche all’interno delle nostre comunità cristiane) ci lasciano facilmente sconcertati, come se fossero incomprensibili e ingiuste.
Il Signore Gesù ci ricorda che egli è presente in mezzo a noi come Crocifisso Risorto; noi lo incontriamo “in verità”quando lo riconosciamo presente anche lì dove lo perseguitano, lo insultano, lo deridono: perché il suo “essere Cristo” non è secondo il mondo, secondo la nostra mentalità umana.
È proprio vero: “gli uomini” cosa sono capaci di dire del “Figlio dell’Uomo”? Quello che Pietro riesce a dire “né carne né sangue (capacità umane) te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. “O Padre, dona a tutti noi la luce del tuo Spirito” (Colletta).