Le letture della XXII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Non vi siete accostati a un fuoco ardente, né ad oscurità, tenebre e tempesta” (2° lettura)
Questa era stata l’esperienza del rapporto con Dio fatta dai credenti legati alla Prima Alleanza (Antico Testamento): per averne un’idea, basterebbe ripensare al racconto dell’Esodo.
“Voi invece vi siete accostati a Gesù, mediatore dell’Alleanza Nuova” (2° lettura)
“A un Dio capovolto”, diceva un mio insegnante di S. Scrittura: Lui, il Signore e il Maestro, in mezzo a noi come colui che serve.
“Diceva agli invitati una parabola” (vangelo)
Con la parabola che abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi, Gesù non intendeva farci conoscere una specie di “galateo per il pranzo” (anche se talvolta ne avremmo bisogno!); Gesù, parlando ai farisei, è di Dio che sta parlando, del suo stile, delle sue scelte, di quello che gli sta a cuore.
Il nostro Dio è “il Dio dell’ultimo posto”: in Gesù Dio si fa ultimo, entra nella storia umana attraverso la povertà di Betlemme e il silenzio di Nazaret.
Lo sposo delle nozze è il Figlio di Dio che per scelta si è umiliato per primo; “non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (Filippesi cap. 2°).
“Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto” (vangelo)
Se Dio è così, la comunità dei battezzati è chiamata a prendere a modello il suo stile: non vivere la nostra umanità indossando una maschera che nasconde le nostre difficoltà, le nostre ansie, le nostre angosce (come se dovessimo fare un continuo “photoshop” alla nostra immagine); rifuggire la vanagloria (mostrare una falsa immagine di sé) e la superbia (ritenersi migliori e più meritevoli degli altri).
Se Dio è così, la comunità dei battezzati deve imparare che “beatitudine” è vivere nella gratuità, rompendo la logica della reciprocità, del contraccambio. Questo del contraccambio è diventato un valore fondamentale della nostra cosiddetta “civiltà occidentale”. E’ davvero motivo di “tristezza”, quando nelle relazioni, anche in quelle più intime e profonde, si è attenti soltanto a verificare che i conti tra te e me siano in pareggio: è il primo segnale che la relazione si è incrinata, non funziona più, sta morendo.
Nell’Ultima Cena, Gesù si siederà con persone ancora inaffidabili; in quel momento darà vita al sacramento dell’Eucaristia, del dono gratuito. Siamo forse più affidabili noi, discepoli di oggi? Non dovremmo forse accogliere il dono dell’Eucaristia con maggior riconoscenza?
“Sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (vangelo)
Sarai beato perché agisci come agisce Dio. Sarai beato perché ti liberi dall’illusione di poterti affermare nella vita in modo autonomo; troverai il senso della vita recuperando l’umiltà, che ti permette di “passare dalla porta stretta” (come diceva il vangelo domenica scorsa).
Gratuità, semplicità, umiltà: sono l’uscita di sicurezza per salvare la nostra vita, così pesantemente condizionata dalle logiche del potere e dell’avere, dall’illusione di essere onnipotenti e di poter trattare con disprezzo la vita degli altri.