XXII Domenica del Tempo Ordinario (30/08/2020)


XXII Domenica del Tempo Ordinario

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Riflessione

Per capire il vangelo di oggi è necessaria una breve sintesi del brano che abbiamo ascoltato domenica scorsa.

  • Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di verificare la loro fede in Lui come Messia.
  • Pietro ha fatto la sua professione di fede con parole perfette: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
  • Gesù sa che i discepoli sono lontanissimi dal capire e dall’accettare la verità sulla sua identità di Messia.

Nel vangelo di oggi, Gesù si dedica a spiegare chi è veramente Lui. “Andare a Gerusalemme”: è lì che deve manifestarsi il Messia.

Tutta l’attesa del Messia è concentrata sulla restaurazione del rapporto tra Dio e il suo popolo, pienamente realizzata quando Gerusalemme ritroverà tutto il suo splendore nella storia umana. A Gerusalemme: “Gli anziani”: mantengono e gestiscono gli aspetti sociali ed economici; “I capi dei sacerdoti”: mantengono e gestiscono il rapporto religioso tra Dio e gli uomini; “Gli scribi”: gestiscono l’interpretazione dottrinale del fondamento della fede, la Legge.

Gesù ribalta tutto. Il suo cammino verso Gerusalemme si rivelerà come

  • scontro con gli anziani, i capi dei sacerdoti e gli scribi;
  • avvicinarsi progressivo e decisivo verso la sofferenza, la morte e la risurrezione.

E sarà necessario che questo avvenga:

  • solo così Gesù si rivelerà come Cristo/Messia;
  • solo la Risurrezione dimostrerà che la vita di Gesù, donata per la salvezza, corrisponde pienamente alla volontà di Dio e realizza pienamente il Regno di Dio.

L’attesa dei discepoli è spazzata via:questo Cristo non corrisponde alle loro attese; anzi le capovolge. Pietro si ribella a tutto quello che Gesù ha detto: per lui è del tutto incomprensibile. Pietro usa una parola gravissima, tremenda: è quella normalmente usata per un esorcismo, per cacciare il demonio.

In pratica Pietro sta affermando

  • che Gesù è posseduto dal demonio;
  • che le parole di Gesù vengono dal demonio e non da Dio.

Secondo Pietro, quello che Gesù sta dicendo va contro l’attesa del Messia così come si è espressa nei secoli e come deve continuare ad esprimersi per alimentare la religiosità del popolo di Israele: “Dio è onnipotente; la gloria di Dio è potenza; quelli che la attendono, la vedranno; quelli che vivono questa attesa saranno resi da Dio potenti, ricchi e forti”. Gesù chiama Pietro “Satana, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Quello che ci viene spontaneo pensare e desiderare umanamente, ha in sé qualcosa di satanico: va contro Dio e contro l’uomo. Gesù e il suo Vangelo hanno in sé la presenza di Dio e la sua volontà. “Va’ dietro a me”; mettiti dietro, dove sta il discepolo!

Non possiamo mettere la nostra visione umana della salvezza davanti a quella di Dio, così come si presenta nel Figlio fatto Uomo. E’ decisivo metterci dietro a Gesù come discepoli e camminare dietro a Lui. “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” Chi cammina dietro a Gesù come discepolo, chi vive la propria umanità da redento (battezzato), sarà trattato come Lui: sbeffeggiato, insultato, trattato male.

“Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Chi offre la propria vita con amore e per amore, sarà trattato come Gesù: sarà risuscitato dal Padre. Perché la vita umana piena di significato, quella che supera la morte e diventa eterna, è la vita vissuta come dono: dono ricevuto e trasformato in dono. Solo l’amore rimane in eterno.

La logica della salvezza, quella vissuta e donata da Gesù, capovolge radicalmente la mentalità umana, per “intelligente” che possa sembrare agli occhi degli uomini.