XXIII Domenica del Tempo Ordinario (5/9/2021)


XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXIII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Siamo tornati ad ascoltare il Vangelo di Marco, ma il collegamento con il cap. 6 del Vangelo di Giovanni (che ci ha a

Nelle ultime domeniche (prima nel vangelo di Giovanni, poi in quello di Marco) è venuta a galla tutta la difficoltà degli uomini ad accettare e accogliere la novità (il vangelo, appunto) proposta e donata da Dio Padre, nel Figlio Gesù, per opera dello Spirito Santo: un modo inedito di concepire e scoprire il significato e il valore vero della vita umana, a partire da una relazione totalmente nuova con Dio.

“Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”

Il “segno” compiuto da Gesù che guarisce il sordomuto è molto efficace per capire il dono di Dio: avviene in terra pagana (la Decapoli); realizza il sogno e la profezia di Isaia (prima lettura).

Il profeta elenca questo segno insieme ad altri. Il loro realizzarsi indicherà che è giunto il tempo del Messia: il popolo sarà liberato dall’oppressione e dall’esilio a Babilonia; potrà rinascere e vivere in pienezza.

“Lo pregarono di imporgli la mano”

In Gesù, Dio ci raggiunge nella nostra lontananza (esilio?) e ci dona quello che da soli non saremmo neppure in grado di chiedere o sperare di realizzare. Facendosi uomo, il Figlio di Dio ci raggiunge là dove siamo (in terra pagana?), rivelandoci che Dio è amore gratuito: fa sua la nostra condizione; è grazia che tocca la nostra vita; è mano tesa per liberarci da tutto ciò che mortifica la nostra esistenza umana; entra nelle nostre storie visitate dal dolore.

“Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”
“Gesù, guardando verso il cielo, emise un sospiro”

Proviamo a dedicare attenzione al significato del segno. Il sordomuto è immagine viva dell’uomo incapace di comunicare, sganciato dalla comunione con Dio e con gli altri: cos’altro è il peccato, se non questo?

 Gesù sospira, perché anche per il Figlio di Dio è desolante la resistenza dell’uomo a essere salvato. Solo l’amore di Dio può superare questo ostacolo.

La saliva è la condensa del soffio vitale, è immagine dello Spirito Santo; sta avvenendo una nuova creazione, perché la creatura umana nasca di nuovo come persona, a immagine di Dio. Senza questo “alito di vita”, senza la grazia di Dio, senza la capacità di incontrarsi, aprirsi, parlarsi, stabilire relazioni, non è vita umana!

Negli ultimi secoli la nostra cultura umana ha sviluppato una esaltazione dell’individuo che ha condotto a un’idea falsa di comunicazione: il legame profondo tra comunicazione e comunione si è interrotto: basta soffermarsi (se uno ne ha ancora il coraggio!) a guardare i cosiddetti “talk-show”; basta osservare le persone totalmente assorbite da uno strumento tecnologico, chiuse nel silenzio del rumore di quello che è diventato il loro mondo. Siamo tornati sordomuti!

“Gli disse: <Effatà>, cioè apriti” (letteralmente: spalancati)

Per un cristiano, l’esistenza umana è comunione tra gli uomini, a immagine della comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. “Apriti” Gesù non lo dice all’orecchio, ma alla persona: vivi nell’altro, vivi con l’altro, vivi con una vita spalancata all’Altro che è Dio.

Non sapevo se ricordarlo all’inizio o alla fine: questo gesto di Gesù è ripetuto dal sacerdote al termine del Rito del Battesimo. Il sordomuto del vangelo è il primogenito della nuova creazione dei figli di Dio, rinati dal Battesimo/immersione nella Pasqua di Gesù.

Noi battezzati dovremmo essere persone capaci di comunicare con gli altri con amore; capaci di sentire gli altri, perché ascoltiamo Dio.

Anche a noi, oggi, Gesù ripete: “Apriti”, spalanca la tua vita.