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Riflessione
Siamo tornati ad ascoltare il Vangelo di Marco, ma il collegamento con il cap. 6 del Vangelo di Giovanni (che ci ha a
Nelle ultime domeniche (prima nel vangelo di Giovanni, poi in quello di Marco) è venuta a galla tutta la difficoltà degli uomini ad accettare e accogliere la novità (il vangelo, appunto) proposta e donata da Dio Padre, nel Figlio Gesù, per opera dello Spirito Santo: un modo inedito di concepire e scoprire il significato e il valore vero della vita umana, a partire da una relazione totalmente nuova con Dio.
“Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”
Il “segno” compiuto da Gesù che guarisce il sordomuto è molto efficace per capire il dono di Dio: avviene in terra pagana (la Decapoli); realizza il sogno e la profezia di Isaia (prima lettura).
Il profeta elenca questo segno insieme ad altri. Il loro realizzarsi indicherà che è giunto il tempo del Messia: il popolo sarà liberato dall’oppressione e dall’esilio a Babilonia; potrà rinascere e vivere in pienezza.
“Lo pregarono di imporgli la mano”
In Gesù, Dio ci raggiunge nella nostra lontananza (esilio?) e ci dona quello che da soli non saremmo neppure in grado di chiedere o sperare di realizzare. Facendosi uomo, il Figlio di Dio ci raggiunge là dove siamo (in terra pagana?), rivelandoci che Dio è amore gratuito: fa sua la nostra condizione; è grazia che tocca la nostra vita; è mano tesa per liberarci da tutto ciò che mortifica la nostra esistenza umana; entra nelle nostre storie visitate dal dolore.
“Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”
“Gesù, guardando verso il cielo, emise un sospiro”
Proviamo a dedicare attenzione al significato del segno. Il sordomuto è immagine viva dell’uomo incapace di comunicare, sganciato dalla comunione con Dio e con gli altri: cos’altro è il peccato, se non questo?
Gesù sospira, perché anche per il Figlio di Dio è desolante la resistenza dell’uomo a essere salvato. Solo l’amore di Dio può superare questo ostacolo.
La saliva è la condensa del soffio vitale, è immagine dello Spirito Santo; sta avvenendo una nuova creazione, perché la creatura umana nasca di nuovo come persona, a immagine di Dio. Senza questo “alito di vita”, senza la grazia di Dio, senza la capacità di incontrarsi, aprirsi, parlarsi, stabilire relazioni, non è vita umana!
Negli ultimi secoli la nostra cultura umana ha sviluppato una esaltazione dell’individuo che ha condotto a un’idea falsa di comunicazione: il legame profondo tra comunicazione e comunione si è interrotto: basta soffermarsi (se uno ne ha ancora il coraggio!) a guardare i cosiddetti “talk-show”; basta osservare le persone totalmente assorbite da uno strumento tecnologico, chiuse nel silenzio del rumore di quello che è diventato il loro mondo. Siamo tornati sordomuti!
“Gli disse: <Effatà>, cioè apriti” (letteralmente: spalancati)
Per un cristiano, l’esistenza umana è comunione tra gli uomini, a immagine della comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. “Apriti” Gesù non lo dice all’orecchio, ma alla persona: vivi nell’altro, vivi con l’altro, vivi con una vita spalancata all’Altro che è Dio.
Non sapevo se ricordarlo all’inizio o alla fine: questo gesto di Gesù è ripetuto dal sacerdote al termine del Rito del Battesimo. Il sordomuto del vangelo è il primogenito della nuova creazione dei figli di Dio, rinati dal Battesimo/immersione nella Pasqua di Gesù.
Noi battezzati dovremmo essere persone capaci di comunicare con gli altri con amore; capaci di sentire gli altri, perché ascoltiamo Dio.
Anche a noi, oggi, Gesù ripete: “Apriti”, spalanca la tua vita.