Le letture della XXIV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Ricordati di me, Signore, nel tuo amore” (salmo)
Le letture che abbiamo ascoltato ci suggeriscono un punto di vista che non ci è abituale, riguardo al peccato e al perdono. Nella prima lettura, il peccato del popolo è messo in evidenza in tutta la sua gravità (versetti 7 e 8); ma al centro c’è la preghiera con la quale Mosè riconferma la sua fede in Dio e nel suo comportamento: Dio è capace di misericordia e perdono.
Nel Vangelo Gesù racconta la parabola rivolgendosi non ai peccatori (sono già lì con lui!), ma ai farisei e agli scribi (sono ancora lontani da lui: “mormoravano”): vuole accompagnare loro (e noi!) a scoprire il cammino che dobbiamo fare (ed è un cammino lungo e faticoso!) per giungere a scoprire, capire e accogliere la misericordia di Dio come unica fonte di gioia e di relazione.
Veramente prezioso questo capitolo 15 del Vangelo di Luca: le parabole della misericordia!
“La pecora perduta…la moneta persa…i figli smarriti” (vangelo)
La vita è realmente un viaggio in cui ci si può perdere! A livello individuale abbiamo bisogno di essere cercati, quando ci siamo persi perché siamo spaventati e stanchi; a volte ci sembra di essere stati dimenticati.
“Il figlio più giovane partì per un paese lontano” (vangelo)
Anche nelle relazioni ci capita di smarrirci: o perché decidiamo di andare altrove, o perché abbiamo il cuore altrove anche se siamo rimasti.
Ci sono momenti in cui sentiamo le relazioni (con Dio e con gli altri) come una trappola che ci imprigiona: vorremmo che l’amore fosse senza vincoli.
L’amore, invece, è esigente: ci chiede di abbandonare l’idolatria di noi stessi; chi continua a cercare autonomia e amore senza vincoli, è destinato a farne le spese. Come il figlio minore: si attacca all’ultimo cibo che gli è rimasto; per sfuggire a un padre, diventa schiavo di un padrone; anche tornando, è convinto che potrà tornare solo a fare lo schiavo.
“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide…” (vangelo)
Il Vangelo di Gesù ci dice che comunque, ogni volta che ci perdiamo, c’è Qualcuno che ci sta cercando: Dio.
Il Padre della parabola conduce il figlio minore a fare l’esperienza gioiosa dell’essere amato gratuitamente: come figlio. Dio è tenace, ostinato nel ricercare e nell’attendere, perché è fedele: con la veste, ridà al figlio dignità; con l’anello gli dona autonomia; coi calzari gli dice che è libero di stare o andare; col banchetto, fa festa.
“Il figlio maggiore…si indignò e non voleva entrare” (vangelo)
Spesso abbiamo la presunzione di non dover tornare: come il figlio maggiore della parabola. Tornare in relazione dopo che ci si è persi è addirittura più difficile, se fino a quel momento abbiamo solo finto di rimanere.
In questo caso, la nostra relazione (con Dio e con gli altri) assomiglia a quella di un bambino: non abbiamo il coraggio di andarcene e cerchiamo un compromesso che non ci costi molto; assomiglia a quella di un adolescente: facciamo confronti, ci sembra di essere sempre in credito. Anche il figlio maggiore è fuori dalla relazione: il Padre deve uscire per incontrarlo.
Nessuno può costringerci a tornare, neanche Dio; la riconciliazione che fa rinascere la relazione richiede di rimettere in gioco quello che abbiamo di più prezioso: il cuore.
La parabola si conclude con una porta aperta: bisogna decidere se entrare o se rimanere fuori.