XXIX Domenica del Tempo Ordinario (16/10/2022)


XXIX Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXIX Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Ho scelto di iniziare la riflessione da questa domanda: dovrebbe (io spero!) suonare inquietante alle nostre orecchie, alla nostra mente e al nostro cuore; è il Signore stesso che se lo chiede, con un realismo allarmante per tutti noi. Siamo così capaci di non perdere la fiducia in Dio (la fede) quando le contrarietà si affacciano sull’orizzonte della nostra vita? Vale sempre la pena restare integri nella fede e perseveranti nella preghiera?

Mosè (prima lettura) e la vedova (vangelo)

Anche Mosè sente pesare le mani alzate in preghiera: ha bisogno dell’aiuto di Aronne e Cur; anche la vedova avrebbe tutti i motivi per lasciar perdere. Viene per tutti noi il momento in cui sentiamo, come un tarlo, la tentazione di “mollare tutto”. Gli eventi drammatici di questo nostro tempo ci riportano davanti a una domanda imbarazzante: “Ma Dio risponde alle nostre preghiere? Non ci ha dimenticati?”

“Una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”

Il Vangelo direbbe letteralmente “senza incattivirci, senza indurire il nostro cuore”. Il punto è proprio questo: non smettere di credere, neanche davanti a una eventuale sconfitta. La vera sconfitta è “mollare”, convinti di non essere ascoltati; convincerci che Dio non abbia a cuore le nostre vicende.

Dobbiamo insistere “davanti a Dio” non perché Egli (finalmente!) si convinca, ma per continuare a credere: chiedere che le cose si assestino nel modo in cui Dio le ha pensate (“sia fatta la tua volontà”); continuare a ricordarci che Dio è Padre misericordioso e fedele. In caso contrario, come singoli e come comunità cristiana, ci troveremmo a vivere come “vedovi” di questo Dio che ci “ha sposati”.

E’ questa consapevolezza della fede che ci mette in grado persino di “ospitare il dolore” nella nostra vita, senza smarrire la fiducia: possiamo farlo solo quando il nostro cuore “ospita” anche la certezza di essere figli amati, accompagnati con cura dalla misericordia di Dio Padre.

A noi interessa soprattutto essere ascoltati, ma Gesù sposta la nostra attenzione su un altro aspetto: nell’attesa, saremo capaci di restare fedeli?

Il problema, dunque, non è “se Dio farà giustizia”, ma “se io saprò accettare e sopportare i suoi tempi” (il suo ritardo). Il tempo dell’attesa, dunque, è un tempo di purificazione e di verità per la nostra fede: tempo prezioso, da non sprecare.

“Dona alla Chiesa di perseverare nella fede e nella preghiera” (colletta).