Le letture della XXIX Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”
“Potete bere il calice che io bevo o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”
“Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi”
Anche oggi il Vangelo ci riporta, come discepoli, in cammino con Gesù verso Gerusalemme (la sua Pasqua): può sembrare monotono, ma in realtà è veramente necessario.
La predicazione alle folle è ormai conclusa; Gesù si dedica solo ai discepoli, dopo avere (per la terza volta) annunciato la sua Pasqua (Passione, Morte e Risurrezione). I discepoli continuano a “pensare secondo gli uomini”, a non capire, a fraintendere. C’è un modo di pensare (riguarda anche noi, vero?) che impedisce di vedere chi è Gesù, perché il Figlio di Dio si è incarnato, perché il Padre lo ha mandato: il Padre “ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio”; il Figlio, consegnandosi per la salvezza degli uomini”, rivela chi è veramente il Padre, l’amore del Padre per noi suoi figli.
In tutto il Vangelo, Gesù proclama: l’uomo che pensa e vive “secondo Dio” è come lui: vive da figlio, perché è figlio; è figlio perché ha ricevuto lo spirito da figlio, immerso, con il Battesimo, nella Pasqua di Gesù. Abbiamo ricevuto nel Battesimo/Confermazione i doni dello Spirito Santo (ricordate? Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio), ma dove sono finiti? Cosa ne abbiamo fatto? Cosa ne stiamo facendo? Continuiamo a pensare e costruire la nostra vita secondo la nostra natura umana ferita dal peccato, guidati e pressati dalla necessità di pensare e provvedere a noi stessi, nell’illusione di salvare la nostra vita ignorando il rapporto costitutivo (non accessorio!) con Dio e con il prossimo.
E’ questo il “calice da bere”; è questo il “battesimo” (l’immersione) nel quale la nostra vita deve mettere radici.
“Tra voi, però, non è così”
Gesù prende una posizione netta: brigare per affermare se stessi e consolidare il proprio potere (piccolo o grande che sia!) non salva la vita nostra e degli altri: la affossa!
Gesù è venuto “per servire e dare la propria vita”: in questo modo ha salvato la vita degli uomini. D’altronde la storia degli uomini, dall’inizio a oggi, è lì da vedere, se la vogliamo guardare alla luce del Vangelo e del nostro “passaggio dalle tenebre alla luce” (Battesimo).
A proposito di illuminazione battesimale: l’ultimo “segno” che Gesù farà prima di giungere a Gerusalemme sarà la guarigione di un cieco; ne ascolteremo il racconto nel Vangelo di domenica prossima.
Abbiamo veramente urgente bisogno che il Signore Gesù ci guarisca dalla nostra cecità, per cominciare a capire veramente cosa significa vivere da battezzati, da suoi discepoli, da cristiani.