XXV Domenica del Tempo Ordinario (20/09/2020)


XXV Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXV Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Sembra che l’ultimo versetto del vangelo di oggi sia stato aggiunto in un secondo tempo, quasi ad orientarci a comprendere la parabola; inoltre ripete la stessa affermazione che precede la parabola e che conclude la risposta di Gesù a Pietro che aveva chiesto: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?”.

GLI OPERAI

Pietro, a nome degli altri discepoli, si considerava come uno di quei lavoratori che hanno iniziato a faticare all’alba. Forse ci consideriamo così anche noi: siamo stati battezzati all’alba della nostra vita; facciamo (si fa per dire!) tutto ciò che è prescritto; ci meritiamo da Dio una ricompensa adeguata. Con questa parabola, Gesù dice: “Il Regno dei cieli (il comportamento di Dio con noi) segue altre leggi; capovolge le gerarchie di valori che noi ci costruiamo; “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (prima lettura).

IL PADRONE DELLA VIGNA

Il padrone di questa parabola spiazza tutti. Spiazza gli operai dell’ultima ora: ormai pensavano di aver perso la giornata; scoprono con stupore di ricevere la paga per l’intera giornata lavorativa. Spiazza gli operai della prima ora: delude le loro attese; visto il compenso ricevuto dagli ultimi, pensavano di meritare di più. Spiazza anche noi: la prima cosa che ci viene da pensare è che questo padrone è ingiusto. Ma il padrone difende il proprio operato come giusto e buono: “Io non ti faccio torto…io sono buono”.

LA VIGNA

L’immagine usata nella parabola (“la vigna”) ci può aiutare a capire meglio quello che Gesù ci annuncia (il Regno dei cieli, il comportamento di Dio che vuole salvare la nostra vita); la prospettiva del nostro sguardo di fede è spostata dalla nostra fatica a vivere da cristiani per meritare ricompense, all’amore di Dio Padre verso noi suoi figli. “La vigna del Signore è la casa di Israele” (Isaia). La vigna, di sua natura, parla di stabilità: cresce lì dove la pianti; richiede tempo per crescere e dare frutto; richiede cure e amore costanti. Nel rapporto con noi, Dio cerca questa stabilità; attende da noi sentimenti di amore in risposta a cure amorevoli. La vigna non è più immagine della fatica e si trasforma in immagine dell’amore: di Dio verso di noi; di noi (figli) verso di Lui (Padre).

Proprio questo noi facciamo fatica a capire e a vivere! Riduciamo tutto (o quasi) a premio o a castigo meritati. Per nostra fortuna Gesù continua a passare (in tempi e ore diverse della nostra vita) nella speranza di trovarci (prima o poi) pronti a rispondere alla sua chiamata.
Questa “logica dei meriti” così diversa dalla “logica dell’amore” ci fa vedere le cose con occhi sbagliati: “Tu sei invidioso perché io sono buono?”. La traduzione in italiano (“invidioso”) non aiuta molto a capire. Letteralmente il Vangelo dice: “Il tuo occhio è cattivo perché io sono buono?”: stai guardando con occhi sbagliati; stai guardando dimenticando l’amore, dimenticando l’Alleanza di Dio con te; sei fuori dalla relazione che l’amore di Dio ha costruito con te.

Viviamo immersi dentro una società dove ciò che conta è ciò che appare esteriormente, agli occhi. Una delle imprese umanamente più difficili per ogni credente (tanto da apparire disperata senza la grazia di Dio) consiste nel rinunciare (rovesciandolo continuamente) al criterio del giudizio su di sé e sugli altri usato dal “mondo”, per passare “dall’occhio cattivo” alla “bontà del cuore” di Dio nostro Padre.