XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (11/10/2020)


XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Il Regno dei cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio”

Il profeta Isaia sembra attirare la nostra attenzione sul banchetto. In realtà, almeno all’inizio (sia nella Prima Lettura che nel Vangelo), il termine di paragone per l’azione di Dio che salva (il Regno dei cieli) non è il banchetto, ma, rispettivamente, “il Signore degli eserciti” e “il Re”: è Lui che organizza il banchetto; è Lui che invita a partecipare al banchetto. Il banchetto è assolutamente gratuito: basta essere invitati. Gli invitati vengono prima scelti e poi avvertiti dell’invito. I servi che portano l’invito ricevono un trattamento tutt’altro che accogliente: anzi, decisamente sgradevole. Anche in questo caso (come domenica scorsa) il ripetuto invio dei servi fa pensare alla Storia della Salvezza: i primi due in riferimento alla Prima Alleanza; l’ultimo alla nuova Alleanza.

Prima riflessione

Di fronte all’invito del re può capitare di continuare la propria vita come niente fosse; addirittura prendersela con i servi messaggeri. Il banchetto nuziale, alla fine, è per chi accetta di farsi scomodare: per chi è più consapevole della propria povertà; per chi tralascia i propri affari pur di rispondere all’invito, all’attenzione che gli ha riservato addirittura un re.

Seconda riflessione

La nostra attenzione è riportata sul banchetto, con la sua caratteristica di gratuità totale, assoluta. I passanti intercettati dai servi agli incroci delle strade non hanno fatto nulla per meritare l’invito; non sono selezionati sulla base del loro comportamento morale; sono tutti: “buoni e cattivi”.

Il Vangelo di oggi ci suggerisce (mi sembra!) il vero nostro problema a livello umano: non riusciamo più a capire e ad accogliere il dono gratuito di Dio, perché siamo immersi dentro una cultura contraria alla gratuità. Nasciamo e via via scopriamo (diventandone convinti) di essere partecipi di un banchetto (la vita) che prende forza dal possedere. La mentalità del peccato, il nostro allontanarci da Dio, danno vita a un mondo (a una umanità) fondata sul possedere; al punto che l’invito al banchetto arriva addirittura a dare fastidio: abbiamo altro da fare per rendere positiva la nostra vita; abbiamo altri modi per rendere festosa la vita! La mentalità del possedere è legata al merito: quello che possiedo è frutto del mio lavoro, è il premio per il mio lavoro.

A livello di fede. L’Alleanza di Dio, che ci raggiunge gratuita, si trasforma in Legge; la legge, se la osserviamo fedelmente, produce meriti e fa nascere pretese nei confronti di Dio. Nel nostro rapporto con Dio vengono a mancare la gioia e la gratitudine di chi sa di aver ricevuto un dono gratuito. Il Vangelo di oggi ci richiama a una fede che riscopre il vero motivo per essere in festa: gioiosi per il dono ricevuto e non orgogliosi per presunti meriti; rivestiti da figli nel Figlio Gesù.

Un’ultima riflessione. Il foglietto della messa ha un titolo che ci riporta davanti al nostro Battesimo: “Siamo rivestiti di Cristo”. La parabola non ha un lieto fine. Il re individua un partecipante al banchetto che non ha l’abito adatto; è lì, ma non si è presentato con l’atteggiamento giusto. E’ lì per caso, inconsapevole, come tanti battezzati: in realtà è rimasto testardamente legato alle sue convinzioni riguardo alla vita; si trova nel posto giusto, ma con il cuore sbagliato.

Dovremmo riflettere sulla sproporzione tra i “chiamati” e gli “eletti”. La distinzione non è fatta da Dio; dipende da noi, dall’atteggiamento del cuore con cui rispondiamo alla chiamata battesimale. L’annuncio del Regno dei cieli è rivolto a tutti, ma è accolto solo da chi sceglie di entrare e di rimanere da figlio nel rapporto con Dio Padre e con il dono gratuito del suo amore.