Le letture della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui. Durante questa domenica si celebrano nella nostra Parrocchia le Prime Comunioni.
Riflessione
Chi di voi ha avuto costanza e amore per il Signore Gesù e la sua Parola, ricorderà i contrasti presenti nelle parabole raccontate da Gesù per farci conoscere “il regno dei cieli”, la volontà che Dio ha nel cuore di intrecciare la sua vita con la nostra, per salvarla: gli operai chiamati nella vigna fin dall’inizio della giornata (come noi con il Battesimo?), invece di esserne contenti si lamentano (non vorrebbero che il Padrone avesse misericordia anche per quelli chiamati più tardi); quelli che dicono “sì”, ma fanno “no”; i vignaioli che scelgono di ignorare ed eliminare i servi (addirittura il Figlio!) inviati dal padrone. Ce ne sarebbe più che a sufficienza per dire: “Allora arrangiatevi! Non voglio più avere nulla a che fare con voi!”. E invece no.
“Il Signore preparerà un banchetto” (prima lettura)
Gesù ci dice che Dio la pensa diversamente, perché ci ama: manda il Figlio a “sposare l’umanità” e ci invita al “banchetto di nozze”. Il matrimonio tra Gesù e noi è come dovrebbe essere sempre, in ogni matrimonio: Gesù ci dona la sua vita (è la sua Pasqua!); lo fa nel segno dell’Ultima Cena (Eucaristia); si trasforma in cibo che nutre la nostra vita da figli di Dio.
“Tutto è pronto: venite alle nozze!” (vangelo)
E noi? Per noi ogni scusa è buona per dire: “No; ho altro da fare!” Sembra quasi che l’invito a nozze sia accolto con indifferenza, fastidio, ostilità vera e propria. Se dovessimo ragionare secondo criteri nostri, verrebbe da dire: “Ma vale la pena di fare Feste di Prima Comunione che rischiano di essere soltanto (o quasi) Uniche Comunioni?”.
E ci rendiamo conto che questi nostri rifiuti a Dio non sono senza conseguenze? Non lo sono per la nostra vita personale (che pena e che sofferenza per i ragazzi che diventano adolescenti smarriti e persi!); non lo sono per la vita dell’umanità (violenze e guerre). Siamo protagonisti di una vera e propria “autopunizione e autodistruzione della vita umana”.
“Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze” (vangelo)
Dio insiste a cercarci, guidato dal suo amore di Padre.
“Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?” (vangelo)
In che cosa consiste questo “abito nuziale”? Io ho pensato prima di tutto alla veste bianca del Battesimo, magari rinnovata nel suo candore dalla misericordia di Dio (Riconciliazione). Un abito intessuto di gratitudine e ringraziamento a Dio (Eucaristia).
“Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza” (prima lettura)
Il profeta Isaia ci può aiutare a cercare la gratitudine nel nostro cuore. E, con il Salmista, possiamo ripetere, pregando: “Il Signore è il mio pastore… bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita… abiterò nella casa del Signore per lunghi giorni”. Questa è la speranza; questo è l’augurio; questa è la grazia che chiediamo al Signore per questi ragazzi e per le loro famiglie.