Le letture della XXX Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
“Un dottore della Legge lo interrogò per metterlo alla prova” (vangelo)
Torna in evidenza l’atteggiamento provocatorio (le “controversie”) da parte di coloro che potrebbero e dovrebbero accogliere e seguire Gesù come Maestro e Salvatore (allora e oggi!). Torna su un argomento centrale e fondamentale (il “comandamento grande”): è veramente il centro; da lì deriva tutto; da lì prende forma il progetto per la vita di ogni battezzato. Ogni altra legge, se vuole presentarsi come volontà di Dio per un credente, deve essere espressione di questo duplice amore: verso Dio e verso il prossimo.
La novità introdotta da Gesù e dal suo vangelo consiste soprattutto nell’aver legato strettamente tra loro i due comandamenti: essi erano già presenti nella Legge della Prima Alleanza, ma erano distinti tra loro, in contesti diversi. Gesù ci chiama a rifiutare le due tendenze che si contendono l’anima dei battezzati: quella che accentua il primato di Dio (una fede troppo “intimistica”); quella che sposta e attira l’attenzione sull’uomo (una fede prevalentemente attenta agli aspetti sociali). Si tratta, dunque, di dedicare al prossimo la stessa cura, lo stesso amore che si dà a Dio.
“Come te stesso” (vangelo)
Non molto tempo fa (pochi mesi fa) un uomo politico italiano si affannava a dimostrare pubblicamente che la misura dell’amore per il prossimo andava cercata nell’amore per se stessi; ma lo faceva all’interno di una visione etica ormai radicata nell’individualismo più esasperato, minata alla radice da un egocentrismo totale.
A me, sinceramente, risultava patetico (addirittura scandaloso!) questo aggrapparsi al Vangelo per fargli dire il contrario di quello che dice e giustificare così decreti legislativi moralmente inaccettabili per un cristiano.
Perché inaccettabili? Unificando i due comandamenti, Gesù inserisce tra me e l’altro una terza persona: Dio; è Lui che ci dà la giusta misura del “come te stesso”. L’amore per Dio “con tutto me stesso” è il desiderio di rispondere a un Dio che mi ama “con tutto se stesso”: gratuitamente, per grazia. Così (per grazia!) Dio mi ha reso capace di “avere a che fare con Lui”, con il suo amore per me; così Dio mi ha reso capace di amare l’altro “come Lui ama me”.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio” (vangelo)
Il Vangelo ci manifesta l’amore appassionato di Dio per noi (per ciascuno di noi) in una storia concreta: Incarnazione; Pasqua; Pentecoste.
Siamo chiamati ad amare il prossimo nel suo volto di forestiero, di orfano, di indigente, di perseguitato, di vittima delle guerre, “perché così io sono stato amato da Dio”. E non riesco a farlo! Perlomeno: raramente riesco a farlo! Ecco il motivo che mi conduce a mettermi di nuovo davanti al Signore, ad ascoltare di nuovo la sua Parola, a invocare di nuovo il suo perdono e la sua misericordia, a ricevere di nuovo la forza della sua grazia.
Purtroppo tutto questo (il centro della vita di un battezzato!) è anche quello che sta diventando sempre più assente dalla nostra vita di fede.
Ripetiamolo, almeno come desiderio: “Ti amo, Signore, mia forza”.