XXXI Domenica del Tempo Ordinario (30/10/2022)


XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXXI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

Cominciamo questa riflessione cogliendo i significati nascosti in due nomi: Gerico e Zaccheo.

Gerico è una città abbondantemente sotto il livello del mare; è immagine dell’abisso in cui precipitiamo con i nostri peccati. Lì, attraverso il Figlio fatto Uomo (Gesù), Dio ci raggiunge per farci risalire e salvarci (Parabola del Buon Samaritano).

Zaccheo nella lingua del tempo di Gesù ha un significato bellissimo: “Dio si ricorda”, Dio si ricorda di noi anche quando a noi sembra di essere irrimediabilmente perduti, sprofondati nell’abisso del peccato. Ciascuno di noi è chiamato dal Signore a coltivare la speranza.

“Un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani” (vangelo)

Per la seconda domenica consecutiva torna questa figura, immagine del peccato; torna ingigantita nel suo significato negativo: Zaccheo è “capo dei pubblicani”, non dovrebbe proprio coltivare speranza di salvezza: porta su di sé un peccato enorme e umanamente incancellabile.

Anche San Matteo (apostolo ed evangelista) era un pubblicano, prima di seguire Gesù.

“Cercava di vedere chi era Gesù” (vangelo)

“Cercava di”: nel suo cuore non si era spento il desiderio di ritrovare se stesso, la sua dignità umana; continuava a sperare (attendere).

“Vedere”: poco prima, entrando in Gerico, Gesù aveva ridato la vista a un cieco; Zaccheo riconosce di essere anche lui moralmente cieco.

“Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro” (vangelo)

“Cambiare prospettiva” è il primo passo per ricominciare a vedere. Nella vita di ciascuno di noi c’è “un sicomoro”: un evento o una persona che può aiutarci ad uscire dall’incapacità a vedere e a capire come può cambiare la nostra vita.

Nella nostra Diocesi abbiamo dato il nome di “Sicomoro” a piccole realtà di tipo familiare che raccolgono gruppetti di adolescenti (scuole superiori) disposti a interrogarsi sulla propria vocazione: quella battesimale e quelle più specifiche (alla vita consacrata o al matrimonio).

“Non riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura” (vangelo)

Quella di Zaccheo è una piccolezza morale, oltre che fisica. “La folla” è per lui un ostacolo da superare: il “fanno tutti così” può diventare tremendo per allontanarci dal nostro seguire Gesù.

Dovremmo provare più frequentemente a dire a noi stessi: “Io cosa voglio fare della mia vita, del mio Battesimo?”.

“Gesù alzò lo sguardo” (vangelo)

Il desiderio di incontrarci che Dio ha nel cuore precede il nostro desiderio di incontrare Lui; il suo sguardo su di noi è accoglienza e perdono.

“Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia” (vangelo)

La fretta e la gioia: quanto facilmente vengono a mancare nella nostra vita di battezzati!

“Do la metà di quanto possiedo; restituisco quattro volte tanto” (vangelo)

Adesso che “ha visto” Gesù, Zaccheo vuole seguirlo, imitarlo. Sceglie di farlo con passi concreti: da qualche parte occorre cominciare; è inutile continuare a rimandare!

Zaccheo traccia per tutti noi l’itinerario da compiere, per evitare che la visita di Dio (Battesimo, Penitenza, Eucaristia, Cresima, Eucaristia, Matrimonio, Ordine) rimanga soltanto come una data sul calendario e non continui a segnare il nostro cuore.

Preghiamo perché il sapere che Dio ci ama apra la nostra vita alla conversione.