Le letture della XXXI Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Seguendo Gesù nel Vangelo di Marco come discepoli, siamo ormai a Gerusalemme: siamo di fronte a Gesù insieme con i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani del popolo.
Gesù ha appena compiuto un gesto di forte impatto e significato per la fede: ha liberato il Tempio (luogo dell’incontro con Dio) cacciando via i venditori che lo affollavano; ha già risposto alle prime domande polemiche, affermando di essere Lui il Tempio vivo in cui si incontra il Dio dell’Alleanza.
Oggi lo ritroviamo di nuovo interrogato da uno degli scribi: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”
Una domanda importante, che gli rivolgiamo anche noi. Lo scriba si aspettava che Gesù individuasse nel “precetto del Sabato”, giorno da dedicare a Dio, il cuore della Legge: persino Dio ha osservato quel comandamento, riposando “il settimo giorno” della Creazione, primissima Alleanza di Dio con gli uomini. Noi avremmo bisogno (oh, quanto avremmo bisogno!) di qualche considerazione riguardante la “Domenica, giorno del Signore”, giorno da dedicare a Dio in questa “nuova creazione” e in questo nostro essere “nuove creature”: a partire dalla Pasqua di Gesù che Dio ha rinnovato con noi il suo rapporto per un’Alleanza Nuova ed Eterna. Tra l’altro è proprio a partire da questa Pasqua e dai suoi frutti che trovano fondamenta solide la Festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti, che ci attendono nei prossimi giorni (ah, già: dimenticavo il “ponte”!).
Ma Gesù risponde allo scriba (e a noi) andando a un livello di fede più profondo, attingendo a un’esperienza dell’amore gratuito del Dio, di una Alleanza che è rimasta fondamentale per il popolo di Israele: l’Esodo. Questo consente allo scriba di seguire Gesù (almeno per un po’) e di sentirsi in sintonia con Lui.
A fondamento della fede c’è una parola: “Ascolta!” (I lettura e Vangelo). La fede è anzi tutto una questione di ascolto, e perciò di tempo e di attenzione che si sceglie di dedicare.
“Ascolta, Israele!”
Abramo, Mosè, i Profeti hanno fondato la loro fede sull’ascolto. Ascoltare significa accogliere Colui che parla, mettendolo al centro della propria attenzione, della propria vita (“con tutto…”); significa leggere e comprendere se stessi a partire da Colui che ci parla, dal suo punto di vista sulla vita e su di noi. Quanto è bello e significativo l’ultimo gesto del Rito del Battesimo (toccare l’orecchio e la bocca)!
Ascoltare è questione di ospitalità: nasce da una relazione di amore che Dio ha costruito con noi nella “forma dell’Alleanza”; è capacità di riconoscere Dio all’opera nella nostra vita (“Grandi cose ha fatto il Signore per noi”).
Se lo ascoltiamo, Dio ci dice: “Io ti amo di amore eterno e fedele”. Ecco perché crediamo nella vita eterna, contemplando i Santi e pregando per i Defunti. L’amore non è un comandamento: è risposta all’esperienza di una comunione e di un amore che non vengono mai meno.
“Non sei lontano dal Regno di Dio”
Queste parole del Vangelo sono anzi tutto un annuncio: “La Parola si è fatta Carne in Gesù; l’amore di Dio è presente in Gesù; l’amore di Dio toccherà definitivamente la nostra vita nella Pasqua di Gesù che si dona”. Sono anche parole che esprimono un complimento da parte di Gesù allo scriba: non so a voi, ma a me farebbe piacere sentirmi dire “Non sei lontano”.
Cosa manca ancora?
Ascoltare, riconoscere, accogliere Dio, che nel Figlio fatto Uomo è lì, alla porta della nostra vita, per incontrarci e salvarci.