Le letture della XXXII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
La parte conclusiva del Vangelo di Matteo (prima del racconto della Pasqua di Gesù) ha lo scopo di orientare i discepoli nella capacità di capire e interpretare il futuro (prossimo e remoto) e invitarli alla vigilanza. Lo scopo del Vangelo non è soddisfare la nostra curiosità (come piacerebbe a noi!): il futuro è nelle mani di Dio! Quello che conta è l’atteggiamento che il cristiano deve assumere ora, nel tempo dell’attesa del ritorno del Signore Gesù: un’attesa fatta di vigilanza e di impegno.
C’è uno “scandalo” da affrontare con la fede: il Signore è venuto, è morto per salvarci; ma la storia sembra continuare come prima: le nostre speranze sembrano deluse.
“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo… Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono” (vangelo)
Le “notti” dell’umanità sembrano non finire mai: lo “sposo” tarda a venire! C’è il rischio (quanto lo sappiamo!) che la fede si assopisca e venga a mancare la capacità di capire e valutare gli avvenimenti e le cose della vita (intelligenza!). Si finisce per affidare la nostra sicurezza all’efficienza dei mezzi umani, invece che alla sapienza del Signore.
“Le stolte presero con sé le lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge, invece, presero anche l’olio in piccoli vasi” (vangelo)
La lampada: potrebbe (dovrebbe!) essere la fede che Dio ha acceso in noi il giorno del nostro Battesimo (immersione della nostra vita umana nella vita del Figlio Gesù).
Ma l’olio per la lampada? Dove, come si procura? Anche l’olio ha il suo spazio nella celebrazione del Battesimo (due unzioni); ma poi “la scorta dei piccoli vasi” si produce dalla “spremitura delle nostre giornate”: dal coniugare la consapevolezza di essere “fatti per l’incontro nuziale” e il coinvolgimento responsabile nelle vicende della vita.
Questa è la Sapienza: leggere la realtà presente con lo sguardo che non perde di vista la meta (il ritorno del Signore Gesù); lasciarsi interrogare e interpellare dalla vita senza accontentarsi soltanto di quelle soluzioni (sempre insufficienti!) che riusciamo a mettere insieme con la nostra ragione.
Ecco allora: l’esperienza quotidiana della preghiera personale; l’esperienza ecclesiale dell’ascolto della Parola, della preghiera condivisa, dei sacramenti. In questo le vergini sagge non possono condividere il proprio “olio” con le vergini stolte: è in gioco la propria esperienza personale; è la nostra storia personale davanti a Dio.
“Non vi conosco” (vangelo)
Non c’è cattiveria nella risposta di Gesù (lo sposo); c’è piuttosto la consapevolezza che “l’olio spremuto nella loro vita dalle vergini stolte è insufficiente e incapace di illuminare la loro vita.
Quanta verità nel ritornello al Salmo responsoriale: “Ha sete di te, Signore, l’anima mia”