Le letture della XXXII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.
Riflessione
Ormai dovremmo saperlo: il Vangelo di Marco ci sta conducendo davanti agli ultimi giorni della vita terrena di Gesù; la sua Pasqua è vicina. In questa imminenza della “sua ora”, è normale che i pensieri e i sentimenti di Gesù si concentrino sul senso della sua vita e della sua morte: il dono.
“Tanti ricchi gettavano molte monete; una vedova povera gettò due monetine, che fanno un soldo”
Ecco allora che diventa molto importante il contrasto tra il dono che fanno i ricchi e quello che fa la povera vedova: il segno è il dono in denaro; la realtà è il dono della vita.
Nel primo caso (i ricchi e gli scribi) il dono è molto appariscente (le vesti e il tintinnìo delle monete); nel secondo caso (la vedova) il dono è così nascosto che ha bisogno di essere evidenziato: due monetine che non fanno rumore, ma che sono tutta la vita della vedova.
“Tutti hanno gettato parte del loro superfluo; la vedova ha gettato tutto quanto aveva per vivere”
La vita non fluisce abbondante donando il superfluo, ma riducendo ciò che appare essenziale (e forse non lo è). Se allarghiamo lo sguardo alla 1°lettura, il contrasto è tra Gesù e il profeta Elìa da una parte, gli scribi dall’altra. Gesù ed Elia chiedono tutto, ma restituiscono in abbondanza di vita; gli scribi “divorano le case delle vedove”: approfittano di persone che sono già, con la loro vita, sull’orlo di un baratro.
La vedova del Vangelo, gettando nel tesoro del tempio “tutto quanto aveva per vivere”, getta tra le braccia di Dio la sua stessa sopravvivenza; il suo gesto di carità, in realtà, è un gesto di fede: proclama la sua certezza che la sua vita è cara agli occhi di Dio. Con il suo gesto, la vedova assomiglia al cieco di Gerico che aveva gettato il suo mantello ed era balzato in piedi per seguire Gesù.
Di lì a poco anche Gesù farà dono di tutta la sua vita, fidandosi del Padre. Prima di lasciare la sua vita terrena, Gesù ci rivolge un’ultima volta la sua chiamata a seguirlo come discepoli, vivendo la nostra esistenza nel dono di sé, senza riserve: come la vedova.