XXXII Domenica del Tempo Ordinario (8/11/2020)


XXXII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture della XXXII Domenica del Tempo Ordinario sono disponibili al seguente link, cliccando qui.

Riflessione

“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”.

Per due domeniche le parabole ci parlano del “regno” (del rapporto tra Dio e noi) come sarà alla fine del tempo; ci accompagnano così verso la fine dell’anno liturgico e l’inizio di quello nuovo.
Le parabole ci accompagnano anche verso la Festa di S. Caterina, che coinciderà (come ogni anno) con la Festa di Cristo Re dell’universo.
Oggi la realtà del regno di Dio, dell’Alleanza tra Dio e l’uomo, è descritta attraverso l’immagine dello sposo e delle dieci vergini (e perciò dell’umanità come sposa).

“Cinque di esse erano stolte e cinque sagge”: sapienza o stoltezza.

Il nostro essere persone umane si costruisce e trova il suo senso attraverso le relazioni: questo vale (per noi battezzati) anche e soprattutto per il nostro rapporto di figli con il Padre. La differenza tra saggio e stolto sta proprio nel “sapere a chi si appartiene con la propria vita”, a partire dalle relazioni. Stolto è colui che non ha capito a chi appartiene: per questo sbaglia il bersaglio della propria vita; è convinto di essere lui il centro di tutto.
“Vegliate”, dice il Vangelo, per passare dalla stoltezza alla sapienza.

In che cosa consiste la sapienza delle cinque vergini sagge?

Ragionano partendo dalla fine (dal fine, dallo scopo): il loro ragionamento è tutto in funzione dell’incontro con lo sposo. Sanno che l’incontro con lo Sposo (il Signore) è definitivo e decisivo: la nostra vita va organizzata in modo tale che rispecchi veramente questa nostra appartenenza. Pur di custodire interiormente il nostro rapporto (appartenenza) con Dio, diventa necessario anche dire dei “no”, come fanno le vergini sagge nei confronti di quelle stolte. Solo così si conserva l’olio da cui la lampada prende luce.

La lampada e l’olio.

Mi è venuto spontaneo ripensare al Battesimo: la candela accesa al Cero Pasquale; le due unzioni (Olio dei Catecumeni e Crisma). Ho ripensato alla Cresima, celebrata da poco nella nostra Comunità. L’olio da cui la lampada prende luce è lo Spirito Santo: donato dal Padre, nel Figlio Gesù morto e risorto, per mezzo della Chiesa.
È necessario “vegliare”, rimanere pronti mentre attendiamo che venga lo Sposo (il Signore). È necessario permettere allo Spirito Santo di imbevere la nostra vita con la grazia che nasce dai Sacramenti: così la Chiesa celebra e rivive la nostra “immersione” (=Battesimo) dentro la Pasqua di Gesù; solo così possiamo conservare luce sufficiente per dire, con la vita, che Gesù Cristo è il Signore (lo Sposo). La salvezza è sempre dono della Grazia di Dio, ma dipende anche dalle nostre scelte personali.

“Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”.

A tutti noi battezzati (come alle dieci vergini) capita di addormentarci durante l’attesa; a fare la differenza è il farci trovare “con o senza” l’olio. Le cinque vergini sagge erano pronte proprio perché hanno pensato e vissuto in vista dell’incontro con lo Sposo.
A dare senso alla nostra vita è l’essere abitati dallo stesso Spirito che ha abitato lo Sposo Gesù; respirare con lo stesso soffio dello Sposo. L’inizio della sapienza è chiedere il dono dello Spirito Santo, tenere conto dell’incontro finale, ragionare sulla vita a partire da questo evento finale.

I cresimati/comunicati e le loro famiglie avranno capito il grande dono ricevuto nelle scorse domeniche?